L’errore non è evitare i concorsi, ma evitare che le clientele degradino e usino i concorsi per non assumersi le proprie responsabilità.
Considerazioni a margine dell’articolo del prof. Cassese sul Corriere della Sera

Di Pino Turi

Il rispetto e la stima del Professor Cassese sui cui libri molti di noi si sono formati e cimentati, non ci esime da alcune considerazioni relativamente al consueto attacco al sindacato e alla retorica dei concorsi.
La critica, ci sembra un poco affrettata nella misura in cui appare avulsa dalla realtà del Paese in cui viviamo; uno sguardo teorico da semplice studioso su cui nulla da eccepire, ma è teoria.

La pratica è invece altro, un castello su cui si regge l’ardita difesa ideologica di ipotetici concorsi che dimenticano lo stato di un Paese,  il nostro,  corrotto e culturalmente rassegnato.
Un paese che ha delegato tutto alla politica dei partiti che ha soggiogato la burocrazia e la sua autorevolezza ed indipendenza.

Come si può parlare di concorsi e di merito quando che li organizza lo fa con precisi obiettivi, legati alla gestione del potere e della ricerca del consenso?  Le denunce e le inchieste riprese dalla stampa, a giorni alterni in cui è classico ritrovare ambienti autoreferenziali, come il caso delle università in cui è facile trovare nell’albero genealogico del Rettore corrispondenze di professori e primari di parenti e affini.  Per non parlare dei concorsi negli Enti Locali e nelle AUSL dove il concorso è lo strumento per promuovere clientele: anche qui, le cronache giudiziarie sono piene di notizie di veri e propri reati finalizzati ad assunzioni organizzate per promuovere figli parenti, mogli ed amanti. Del resto lo abbiamo visto nella somministrazione di vaccini come funzionano le consorterie grandi e piccole.
Ma come è noto, la memoria è corta.

Cosa dire di scandali e di lobby e di pseudo scuole massoniche che nell’ambito della politica organizzano corsi e corsetti per la maggior parte finalizzati al profitto di enti e formatori vari?
Noi abbiamo troppo rispetto e stima per il prof Cassese e crediamo nella sua volontà della ricerca del merito sia autentica.

Le sanatorie sono ben altre e collaudate; il frutto di clientele che hanno trovato il modo di bypassare ogni valutazione e sono le chiamate dirette, fatte con denaro pubblico e per lavori nel pubblico.
Un serbatoio di consenso che finisce sempre o quasi nella internalizzazione dei lavoratori, con la ‘complicità’ dei sindacati.

Oltre al danno la beffa. Ma cosa dovrebbe fare il sindacato di fronte a platee di lavoratori, prima sedotti e poi abbandonati al loro destino; qualcuno deve spiegare perché queste situazioni non siano vietate, mentre sono agevolate e non producono la stessa indignazione per la selezione e il merito.
E’ il caso degli innumerevoli trasferimenti di personale dalle ditte e agenzie private allo Stato che trovano sempre qualche politico interessato alla stabilizzazione.

Ne abbiamo viste di tutti i colori di tante persone sono lasciate al loro destino: il professor Cassese le chiama voci interne. Sono lamenti e strazi interni a cui il sindacato deve dare ascolto, è il suo mestiere o ci mettiamo anche noi in cattedra ed emaniamo proclami?
Come dire il sindacato cerca di rimediare pur non essendo stato lui l’artefice di tali misfatti, forse è arrivato il momento che si esca dal “politicamente corretto” e si dicano le cose come stanno.

Nella scuola poi, settore pubblico dove si entra con avviso pubblico, quindi un concorso per titoli, dopo anni di lavoro prestato senza demerito si alzano cortine ideologiche alla ricerca di un demerito che non esiste e se esiste è per partito preso con l’alibi del concorso di cui abbiamo visti gli esiti, la maggior parte finiti in tribunale.

Di fatto si è delegato alla magistratura il reclutamento. Lo Stato è inadempiente, se ne assuma la responsabilità invece di scaricarla sulle persone come sta accadendo troppo spesso in questo Paese.
La procedura di infrazione europea non è una finzione giuridica è una sanzione per inadempienze abbastanza gravi.

Ormai l’attenzione al lavoro e ai lavoratori è tutta spostata sul privato, In questi giorni la maggior parte delle forze politiche non fanno altro che invocare ristori per tutti, mentre si sta preparando nell’indifferenza generale un imponente licenziamento di massa.

Oltre 213.000 lavoratori con contratto a tempo determinato perderanno il lavoro tra giugno e luglio per sperare di riaverlo per il nuovo anno scolastico che non parte mai prima di novembre / dicembre.
Una gran massa di contratti da stipulare, nella consapevolezza di perpetrare lo stato di precariato; qualcuno dovrebbe spiegarci perché il sindacato dovrebbe essere assente e non fare il suo lavoro e riconcorrere luoghi comuni su merito e preparazione.

Questi lavoratori, dotati di un bagaglio di conoscenze, di competenze e professionalità spendibili, sono persone che avrebbero bisogno di avere una continuità lavorativa e il dovuto rispetto da parte delle istituzioni con le dovute risposte che mancano da decenni, non da ieri.

Lo stesso Draghi rispetto alle cartelle esattoriali di difficile o impossibile realizzazione si espresse nel senso che lo Stato inadempiente ha creato un danno da riparare, sanare: bene si chiami sanatoria, o in termini più moderni ristoro.

Non si capisce perché lo stesso criterio non debba valere per le persone che, in questo caso, invece invocano una selezione per titoli, un anno di formazione ed esame finale, interpretando, in questo modo anche bisogni diversi da quelli personali.
E’ lo Stato che lo dovrebbe fare per dare agli alunni una guida stabile e ferma che li possa guidare e condurre per mano nel mondo reale.
L’errore non è evitare i concorsi, ma evitare che le clientele degradino e usino i concorsi per non assumersi le proprie responsabilità.

 

SUL SITO UIL SCUOLA:
https://uilscuola.it/opinione/lerrore-non-e-evitare-i-concorsi-ma-evitare-che-le-clientele-degradino-e-usino-i-concorsi-per-non-assumersi-le-proprie-responsabilita/

ALLEGATO L’opinione – Cassese e i concorsi 130521