Il Miur annuncia una nuova sperimentazione dal 2017 che si estende anche agli istituti tecnici e professionali: ma le scuole già la fanno dal 2013.

Uil: Perché non sono stati monitorati e messi a sistema i risultati delle scuole? Qualcuno ha chiesto alle scuole che già la fanno quali sono stati i punti di forza e quali le difficoltà? Per una scelta veramente innovativa serve un coordinamento nazionale dei progetti, stabilità degli organici, spendibilità dei titoli acquisiti.

 

L’avvio della sperimentazione del liceo quadriennale non è una novità di questi giorni; è già in una fase di sperimentazione avanzata, al punto che quest’anno ci saranno i primi diplomati.

Quel che si può registrate – spiega Pino Turi, segretario generale della Uil scuola – in un percorso nel quale sono mancati molti elementi di raccordo, è il ruolo assolutamente marginale avuto dal del ministero.
Già nel 1997 la Uil Scuola, all’apparire della proposta di sperimentazione da parte dell’allora ministro Carrozza, si è fatta promotrice di un assiduo lavoro di accompagnamento, a cui invece proprio il MIUR ha derogato in nome di una idea sbagliata di autonomia.

Appare assai singolare – aggiunge Turi, che in quel momento non fu nominato un comitato tecnico scientifico nazionale (che è arrivato solo nel 2013) ma si scelse di costituirne una pletora, tanti quanti erano gli uffici scolastici regionali, dove operavano le classi sperimentali.

Una scelta che precede e in qualche modo fa da bussola all’attuale totale assenza di dati scientifici ed emergenze didattico pedagogiche sulla validità della scelta. Non solo ma, non tenendo conto delle sperimentazioni in atto gli elementi di errore potrebbero aumentare.

Misura di buon senso sarebbe – fa notare il segretario della Uil Scuola – aspettare la conclusione del primo ciclo sperimentale, invece che anticiparla, senza una valutazione complessiva dei suoi esiti anche in sede di esami di stato.

Nessuno si è preoccupato di chiedere ai dirigenti scolastici degli istituti sperimentali quali sono stati i punti di forza e quali invece gli aspetti critici di questi impianto. Non basta dire, saranno quattro gli anni, occorre invece creare le condizioni affinché l’intero corso di studi abbia una valenza veramente innovativa.

Anche l’esperienza europea, dati alla mano, raccolti già in una ricerca della Uil Scuola mostra infatti, che non è il numero di anni ad incidere sulla qualità del sistema di istruzione, poiché esiste una divisione sostanzialmente paritetica tra paesi in cui si terminano gli studi a 19 anni o, invece, a 18.

La stabilità degli organici, la spendibilità dei titoli acquisiti, il coordinamento nazionale dei progetti costituiscono le basi per un corretto approccio scientifico ai percorsi.

La scelta delle scuole deve essere fatta tenendo conto della molteplicità dei fattori socio, economici, culturali che caratterizzano il panorama, evitando di creare sacche di élitarismo, affatto rappresentative, con una ripartizione proporzionale tra scuole del sistema pubblico e paritario.

Non si può fingere che questa esperienza non esista e non si può non guardare ad essa come se centinaia di insegnanti, migliaia di studenti, ore di progettazione e di didattica sperimentale siano da ignorare.

La nuova esperienza deve fare i conti con la storia recente e valorizzare chi tanto ha dato in nome dell’innovazione.

LA SCHEDA

Sperimentazione ed ordinamenti
Tre anni fa la sperimentazione fu impostata su un doppio filone, innestandosi su esperienze innovative già praticate da alcuni licei internazionali e su alcuni istituti tecnici. La UIL propose di inserire anche l’istruzione professionale, per avere un quadro di riferimento sperimentale che tenesse conto dei tre ordinamenti del secondo ciclo di istruzione.

Costituzione delle classi
L’individuazione dei ragazzi da ammettere ai percorsi quadriennali non può seguire criteri di selezione meritocratica degli studenti, con le migliori prestazioni nelle classi sperimentali che avrebbero un effetto distorsivo: quello di falsare gli esiti formativi e la conseguenza di una valutazione della sperimentazione errata. La costituzione di queste classi deve rispecchiare il più fedelmente possibile quella delle classi comuni. In questo contesto vanno rafforzate le attività di orientamento.

Organici e piani sperimentali
Ogni decisione riguardante il personale deve salvaguardare e valorizzare le risorse di organico per la completa durata del corso a partire dalle classi prime rifugiando il rischio che la quadriennalità costituisca lo strumento per tagli del personale.

Organico dell’autonomia
Un uso flessibile dell’organico dell’autonomia può in questa fase rappresentare una palestra di valorizzazione delle reali opportunità che derivano dalla sua istituzione.
La disponibilità organico potenziato stabile su base pluriennale (indipendente dal numero delle classi sperimentali), in queste classi si pone in contraddizione con l’aumento di un corrispondente numero di ore settimanali, che riporterebbe il carico didattico per gli studenti ai livelli pre-riordino.
L’opportunità della sperimentazione va colta appieno, sia per favorire i giovani nei tempi di accesso al lavoro, sia per dotarli di competenze e conoscenze, adeguate ad orientarsi nell’ era della globalizzazione, della mobilità professionale e sociale, delle ICT.
Da questo punto di vista occorre un’attenta opera di coinvolgimento e sensibilizzazione degli insegnanti impegnati, sia a livello individuale che collegiale.

Alternanza scuola-lavoro e percorsi di quattro anni
Appare controverso il modo in cui le scuole dovranno, contemporaneamente, sviluppare percorsi di alternanza scuola – lavoro nel corso di quattro anni. Se, come pare, la nuova sperimentazione coinvolgerà sia corsi liceali che tecnici che professionali occorrerà tenere conto delle specificità anche in tal senso: integrare le quattrocento o le duecento ore di alternanza, nella riduzione della durata dei corsi con l’aumento dei piani orari annuali sembra davvero una sfida insuperabile, a meno di tagli di discipline e di loro riaggregazione ponderata.

Valutazione e monitoraggio
Il comitato tecnico scientifico deve confrontarsi con le scuole sperimentali, questo al fine di promuovere efficaci azioni di monitoraggio e valutazione dei processi e degli esiti, tenendo conto delle specificità e delle caratteristiche che i percorsi sperimentali e non, hanno assunto, nel tempo, anche in relazione alle modifiche introdotte dalla legge 107.